Secondo i giudici, i poco più che ventenni abusarono delle condizioni di inferiorità fisica e psichica della giovane, forse ubriaca.
Nell'ultima sentenza invece i giudici d'Appello scrivono che:
il suo comportamento fa "supporre che, se anche non sobria" fosse comunque "presente a se stessa", che la vicenda è "incresciosa", "non encomiabile per nessuno", ma "penalmente non censurabile", sostenendo che in sostanza la ragazza con la denuncia voleva "rimuovere" quello che considerava un suo "discutibile momento di debolezza e fragilità".
I giudici ritengono poi che i ragazzi possano aver "mal interpretato" la disponibilità della ragazza,"che con il suo comportamento e stile di vita ha dato modo loro di pensare che fosse consenziente".
NON ACCETTIAMO CHE CI SI DICA COME VIVERE LE NOSTRE VITE,
COME AMARE E COSA DESISDERARE. IO DECIDO !
Estratti della lettera della ragazza della fortezza da basso:
[...]Essere vittima di violenza e denunciarla é un'arma a doppio taglio: verrai creduta solo e fin tanto che ti mostrerai distrutta, senza speranza, finché ti chiuderai in casa buttando la chiave dalla finestra, come una moderna Raperonzolo.
Ma se mai proverai a cercare di uscirne, a cercare, pian piano di riprendere la tua vita, ti sarà detto "ah ma vedi, non ti é mica successo nulla, se fossi stata veramente vittima non lo faresti".
Così può succedere quindi che in sede di processo qualcuno tiri fuori una fotografia ricavata dai social network in cui, a distanza di tre anni dall'accaduto, sei con degli amici, sorridi e non hai il solito muso lungo, prova lampante che non é stato un delitto così grave. Fondamentale, ovviamente.
[...]Mi é stato detto, é stato scritto, che ho una condotta sregolata, una vita non lineare, una sessualità "confusa", che sono un soggetto provocatorio, esibizionista, eccessivo, borderline. C'é chi ha detto addirittura che non ero che una escort, una donna a pagamento che non pagata o non pagata abbastanza, ha voluto rivalersi con una denuncia.
[...]Se per essere creduta e credibile come vittima di uno stupro non bastano referti medici, psichiatrici, mille testimonianze, prove del dna, ma conta solo il numero di persone con cui sei andata a letto prima che succedesse, o che tipo di biancheria porti, se usi i tacchi, se hai mai baciato una ragazza, se non sei un tipo casa e chiesa, non puoi essere creduta»
[...]la violenza che mi è stata arrecata quella notte, la violenza dei mille interrogatori della polizia, la violenza di 19 ore di processo in cui è stata dissezionata la mia vita dal tipo di mutande che porto al perché mi ritengo bisessuale [...] Se potessi tornare indietro sapendone le conseguenze non so se sarei comunque andata al centro antiviolenza. Ma forse sì, per ripetere al mondo che la violenza non è mai giustificabile.
CAMMINATA ROMANA SOLIDALE Roma 28 luglio 2015
La corte di appello di Firenze, con una sentenza di qualche giorno fa, ha assolto in secondo grado tutti gli imputati di uno stupro di gruppo avvenuto nell'estate del 2008 a Firenze, di fronte alla Fortezza da Basso.
A farci incazzare non è tanto il verdetto finale delle Corte che non ci stupisce affatto, ma il modo di operare dei giudici e degli avvocati che hanno difeso gli stupratori: andare a scavare nell'intimità, nelle scelte di vita, nella sessualità della donna coinvolta, alla ricerca di presunte prove di immoralità, scarsa integrità, “non linearità” sessuale e psicologica. Insomma, come al solito, i giudizi morali su scelte, tensioni e desideri non pienamente aderenti alla bigotta morale corrente, automaticamente sembrano smentire e depotenziare le parole della donna alla quale, fuori e dentro le aule dei tribunali, viene chiesto di giustificare il perché non si è piegata, non si è spezzata, non si è conformata alla norma.
Di fronte all'ennesimo attacco all'autodeterminazione delle donne, alla nostra libertà di scelta e di desiderio, abbiamo deciso di riprenderci le strade, contemporaneamente al corteo che in queste ore sta riempiendo le strade di Firenze. Non solo per dimostrare la nostra solidarietà incondizionata alla donna coinvolta in questa vicenda e per affermare che l'unica risposta possibile alla violenza sulle donne è la sorellanza, ma anche per ribadire che non accetteremo mai che nessuno ci dica come vivere le nostre vite, come amare e cosa desiderare.
IO DECIDO con chi voglio scopare
IO DECIDO se voglio scopare
IO DECIDO come mi voglio vestire
IO DECIDO con chi voglio stare
IO DECIDO se voglio essere madre
IO DECIDO chi voglio amare
SANTA PUTTANA O DISINIBITA DECIDO IO SULLA MIA FICA
PAZZA UBRIACA O PERVERTITA DECIDO IO DELLA MIA FICA
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