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26 NOVEMBRE 2022 - MANIFESTAZIONE NAZIONALE ore 14.00 da Piazza della Repubblica. 27 NOVEMBRE - ASSEMBLEA NAZIONALE NON UNA DI MENO ore 10.00 Aula Magna Roma 3.
Come arrivare
Metro A Repubblica
PERCORSO DEL CORTEO
Concentramento: Piazza Della Repubblica, Viale Luigi Einaudi, Via Cavour, Piazza Esquilino, Via Liberiana, Via Merulana, Via Dello Statuto, Piazza Vittorio, Via Emanuele Filiberto, Arrivo: Piazza San Giovanni.
 
27 NOVEMBRE - ASSEMBLEA NAZIONALE NON UNA DI MENO ore 10.00 Aula Magna Roma 3.
I CONTATTI DI NON UNA DI MENO
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26 novembre tuttə a Roma - Non Una Di Meno! BASTA GUERRE SUI NOSTRI CORPI - RIVOLTA TRANSFEMMINISTA! 💥
Il prossimo 26 novembre scendiamo in piazza convintə che la lotta contro la violenza patriarcale non può prescindere dall’opposizione alle guerre sui nostri corpi:
🟣 È la guerra che ha come scenario il chiuso delle case e delle relazioni, ma non è una guerra privata: è l’espressione terribile e estrema della violenza strutturale contro le donne e le libere soggettività. Dall’inizio del 2022 sono 91 in Italia i femminicidi, lesbicidi e transcidi.
🔴 È la guerra combattuta sul campo, aperta dall’invasione russa dell’Ucraina, una guerra che ci coinvolge e ci riguarda tuttə, non solo perché mai come ora la sentiamo vicina e incombente. Violenze, lutti, stupri, distruzione segnano le vite di chi fugge e di chi resta a seconda dei ruoli imposti e cristallizzati dal binarismo di genere, riducendo le donne a terreno di conquista.
La guerra riapre in modo strumentale e ipocrita il tema dell’accoglienza in Europa su base etnica e identitaria occultando la realtà di sfruttamento e ricatto dell’immigrazione - soprattutto femminile - e rafforzando i già inquietanti criteri di merito per la selezione all’ingresso e per l’accesso alla cittadinanza sociale.
🟠 È la stessa guerra che si intensifica sui vari fronti già aperti nel mondo (Afganistan Kurdistan, Palestina, Yemen, ...), una guerra volta alla definizione del nuovo ordine mondiale e che mette questi stessi fronti a sistema nello scontro tra potenze emergenti e in declino; affermando la logica patriarcale del più forte, con le bombe e la minaccia atomica, con la deriva autoritaria e antidemocratica da Est a Ovest; approfondendo violenza, discriminazione e oppressione prima di tutto sui corpi delle donne, delle soggettività fuori norma, dissidenti, migranti.
🟢 È la guerra che ridisegna l’economia e il welfare in funzione del riarmo e della mobilitazione bellica e che cancella le priorità imposte dalla crisi economica, sociale e climatica. Carovita, disoccupazione, povertà sono l’altra faccia della siccità, dell’avvelenamento ambientale, della crisi alimentare, della pandemia tuttora in corso: colpiscono gli strati più fragili della popolazione ma diventano effetti collaterali accettabili e si trasformano in armi contro poverə, giovani, donne, migranti.
Si concretizza nella guerra al reddito di cittadinanza (la cui platea è a maggioranza femminile, e che è già pesantemente condizionato e familistico); con il contingentamento energetico domestico a favore delle imprese; con l’enfasi sulla natalità come dovere civile ma senza alcuna previsione di investimento sui salari e sul welfare pubblico; attraverso la sostituzione dei diritti umani, sociali e civili con il merito come meccanismo di selezione che legittima e acuisce disparità, disuguaglianze e meccanismi di oppressione.
📛 È la guerra dichiarata ai nostri corpi desideranti e autodeterminati, e che ne fa nuovamente un campo di battaglia. Violenza patriarcale istituzionalizzata e cultura dello stupro sono il presente da ribaltare.
L’affermazione elettorale della destra antiabortista, razzista e ultraconservatrice porta al governo chi in questi anni nelle amministrazioni regionali e in Parlamento ha negato l’accesso all’aborto chirurgico e farmacologico; la possibilità di autodeterminazione di donne e persone lgbtiaq+, anche nell'ambito dei percorsi di affermazione di genere. Una guerra che nega la violenza omolesbobitransfobica e che si oppone all’educazione alle differenze e sessuale nelle scuole agitando lo spettro di una inesistente “ideologia gender”. A questa linea programmatica da seguito l’istituzione del Ministero per la famiglia, la natalità e le pari opportunità affidato a Eugenia Roccella.
‼️L’attacco all’aborto legittima la violenza patriarcale nelle case, nello spazio pubblico, nei posti di lavoro e di formazione, in rete, nei media, riaffermando come principio la subalternità delle donne e delle persone con utero, e con esse delle soggettività non binarie e fuori norma.
È la battaglia identitaria principale della destra autoritaria.
L’Italia del governo Meloni non si sottrae a questo schema e si allinea a Polonia e Ungheria, agli Usa di Trump e dei gruppi ultracattolici, ai regimi autoritari, anche nella criminalizzazione di stili di vita e comportamenti ritenuti “devianti”, nell'ambito di una lettura delle giovani generazioni pericolosa e stigmatizzante. Esemplare risulta infatti l'urgenza con cui è stato proposto il decreto anti-rave, utilizzato strumentalmente per limitare spazi di libertà “fuori mercato” e di agibilità politica.
In questo contesto polarizzato, scardiniamo i binarismi, facciamoci spazio, attraversiamo il campo di battaglia per ribaltare i piani!
📣 Chiamiamo tuttə a scendere in piazza per fermare le guerre sui nostri corpi, per opporre alla militarizzazione delle vite, la rivolta transfemminista contro la violenza, l’oppressione e la povertà. Per fare dell’autodeterminazione un terreno di lotta in avanti, per fare dell’autodifesa una pratica collettiva di resistenza alla violenza.
Perché se non possiamo ballare, non è la nostra rivoluzione!
💥Per questo, l'irruzione sulla scena della rivolta delle donne iraniane sovverte i termini dello scontro e rovescia i ruoli. Rimette al centro l’autodeterminazione come terreno di conflitto e di trasformazione. Ci indica con chiarezza cosa ci è nemico e ci insegna a chiamarlo per nome, a disvelare quanto la violenza sia esperienza quotidiana, strumento di governo e controllo dei nostri corpi, riconnettendo le resistenze femministe e transfemministe riprendendo il grido delle combattenti curde Jin Jiyan Azadì - donna vita libertà.
⚧ Il 20 NOVEMBRE saremo nelle piazze e nelle iniziative per il TdOR- Trans Day of Remembrance per aprire la settimana di mobilitazione contro la violenza patriarcale verso il 25 novembre.
🌊 IL 26 NOVEMBRE A ROMA SARÀ MAREA contro le guerre sui nostri corpi, sarà un corteo autodeterminato, le assemblee territoriali di Non Una Di Meno sono lo spazio condiviso di organizzazione del corteo.
⚠️ Sarà una manifestazione senza spezzoni né bandiere, dai due camion organizzati il microfono sarà aperto alla molteplicità delle voci che la compongono. Invitiamo le rappresentanti politiche a rimanere in ascolto e non occupare lo spazio mediatico della manifestazione, diamo indicazione alle strutture partitiche, sindacali e organizzate di rispettare le indicazioni date.
Porteremo in piazza la voce di chi non ha più voce e di chi vede la propria voce invisibilizzata, sommersa, ricattabile. Saremo in piazza anche per chi non potrà esserci, per chi vive una condizione di privazione forzata della libertà; per le donne e le soggettività detenute, quelle rinchiuse nei CPR o 'contenute' nei reparti e nelle cliniche psichiatriche. Perché nessuna dovrebbe restare sola!
IL 27 NOVEMBRE CI RITROVEREMO IN ASSEMBLEA NAZIONALE presso la facoltà di lettere di Roma 3 per discutere, intrecciare le lotte e organizzare la rivolta transfemminista verso l’8 marzo e oltre.
🔥 Scateniamo assieme tutta la nostra rabbia erotica, sempre mossə dal desiderio!!
L’UNICO CARICO RESIDUALE CHE CONOSCIAMO È IL PATRIARCATO!
NON UNA DI MENO
 

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