«L'oppressore non intende ciò che dice il suo oppresso come un linguaggio, ma come un rumore»
A più di cento giorni di sciopero della fame è importante continuare a raccontare cosa ha portato Alfredo Cospito, detenuto al 41 bis, ormai
allo stremo delle forze, a opporsi a questo regime carcerario totalmente annichilente, da lui descritto come "una tomba per vivi".
Inaccettabili sono le motivazioni che giustificano la reclusione di
Alfredo Cospito secondo il regime del 41 bis a tutti gli effetti un sistema di tortura.
Non ci interessa stabilire cosa dovrebbe prevedere la detenzione in carcere, perché sappiamo quello che avviene nelle prigioni di tutto il
mondo: torture, umiliazioni, vessazioni continue e suicidi (81 sono nell'anno appena andato) che si susseguono ormai irrefrenabili e di cui
nessuno parla.
Le narrazioni dominanti emerse in questi giorni circa la lotta di Alfredo e per Alfredo sono strumentali e tese a criminalizzare chiunque
provi a opporsi contro un regime detentivo che è repressione, vendetta, e tortura.
Non accettiamo che un compagno muoia in galera, solo, privo di forze, e rifiutiamo la logica del martire da sbattere sulle prime pagine dei
giornali.
Siamo compatt3 e saremo sempre accanto a tutt3 l3 compagn3 e l3 detenut3 che si ribellano contro il 41 bis, l'ergastolo e l'ostatività.
Alfredo, dentro una cella, ha fatto rumore, un rumore che ha distrutto
quelle sbarre, infranto quelle finestre così alte da non mostrare il cielo, e ha gridato forte la sua rabbia.
Una rabbia collettiva.
Una rabbia densa di coraggio.
Non vogliamo che quel rumore si perda nel vento.
Siamo con Alfredo, e siamo contro il 41bis.
Chi lotta non è mai solə, e oggi vogliamo urlarlo forte.
csoa Forte Prenestino
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Ci vediamo
giovedì 2 febbraio 2023 alle ore 17:00 all'assemblea pubblica alla Sapienza, facoltà di Lettere,
e sabato 4 febbraio 2023 alle ore 15:00 in piazza Vittorio.