Lettera aperta per l'immediata liberazione del cittadino italo-palestinese
Khaled El Qaisi, prigioniero delle autorità israeliane.*
Il 31 agosto Khaled El Qaisi, rispettivamente marito e figlio delle scriventi, è stato
trattenuto dalle autorità israeliane ed è tuttora prigioniero in virtù di una misura
precautelare in attesa di verifica di elementi per formulare un'accusa.
Lo scorso giovedì Khaled, che ha doppia cittadinanza, italiana e palestinese, attraversava con
moglie e figlio il valico di frontiera di “Allenby” dopo aver trascorso le vacanze con la propria
famiglia a Betlemme, in Palestina.
Al controllo dei bagagli e dei documenti, dopo una lunga attesa, è stato ammanettato sotto lo
sguardo incredulo del figlio di 4 anni, della moglie nonché di tutti i presenti che erano in attesa di
poter riprendere il proprio percorso.
Alle richieste di delucidazioni della moglie non è seguita risposta alcuna, piuttosto le sono state
sottoposte domande per poi essere allontanata col proprio figlio verso il territorio giordano, senza
telefono, senza contanti né contatti, in un paese straniero.
Nel tardo pomeriggio la moglie e il bambino sono riusciti a raggiungere l'Ambasciata Italiana solo
grazie alla umana generosità di alcune signore palestinesi.
Khaled, traduttore e studente di Lingue e Civiltà Orientali all'Università La Sapienza di Roma,
stimato per il suo appassionato impegno nella raccolta e divulgazione e traduzione di materiale
storico palestinese, è tra i fondatori del Centro Documentazione Palestinese, associazione che mira
a promuovere la cultura palestinese in Italia.
La famiglia, gli amici ma anche chi ha semplicemente avuto occasione di conoscerlo, sono in
fremente attesa di avere aggiornamenti.
Al momento ancora non ha potuto incontrare il suo avvocato e sono ancora poche le notizie che si
hanno riguardo alla sua incolumità.
Dal consolato e dal legale abbiamo saputo solo che affronterà un'udienza giovedì 7
settembre.
Immaginiamo intanto Khaled in completo isolamento, senza contatti col mondo esterno, senza
percezione reale dello scorrere del tempo, sotto la pressione di continui interrogatori, in pensiero
angosciato per la sorte del proprio figlio e di sua moglie lasciati allo sbaraglio con l'unica immagine
negli occhi relativa alla sua deportazione in manette.
La situazione è dunque gravissima.
Attendiamo con grande ansia la risoluzione di questa ingiusta prigionia.
Chiediamo a chiunque ne abbia il potere, che si accerti delle condizioni di salute di Khaled e che
soprattutto eserciti tutte le pressioni necessarie per la sua celere liberazione.
Le scriventi Francesca Antinucci, moglie
Lucia Marchetti, madre
COMUNICATO 9 settembre 2023
Aggiornamento sulla detenzione di Khaled El Qaisi, italo-palestinese, trattenuto dalle
autorità israeliane al valico di frontiera di “Allenby” e tuttora detenuto.
Il 7 settembre, come previsto, si è tenuta a Rishon Lezion a sud di Tel Aviv, l'udienza
relativa alla proroga del suo trattenimento in carcere conclusasi con una proroga della
detenzione per altri 7 giorni, quando dovrà comparire nuovamente davanti al giudice.
In questa udienza il detenuto e il suo difensore non hanno potuto comparire congiuntamente,
finora impossibilitati per legge a vedersi e comunicare. In questa occasione si è appreso del
suo trasferimento presso il carcere di Ashkelon.
La nostra viva preoccupazione è rivolta al totale spregio dei diritti di civiltà giuridica
operati dalla legislazione israeliana ovvero alla violazione di quelle tutele, comunemente
riconosciute in Italia (art. 13-24-111 della Cost.) e in Europa (art 6 CEDU) e in seno
all’ONU (artt. 9-14 Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici), la cui osservanza
consente di definire un processo "equo" e un arresto "non arbitrario".
Dopo 9 giorni di detenzione a Khaled è stato impedito di interloquire con il proprio
difensore di fiducia e non potrà certamente incontrarlo quantomeno fino al 12 settembre. E’
quotidianamente sottoposto a interrogatorio senza la presenza del suo difensore ed è quindi
solo mentre affronta domande pressanti poste dai poliziotti nella saletta di un carcere.
Non gli è consentito conoscere gli atti che hanno determinato la sua custodia e la sua
possibile durata; non sa chi lo accusa, per quale ragione lo faccia, cosa affermi in proposito.
Anche i motivi del suo arresto appaiono assolutamente generici e privi di specificità,
fondati esclusivamente su meri sospetti e non su indizi gravi di colpevolezza.
Tuttavia, ciò che rappresenta maggior ragione di inquietudine e preoccupazione è la facoltà
concessa all'autorità israeliana di poter sostituire, in difetto di prove, la detenzione penale
con quella amministrativa. Condizione giuridica nella quale si trovano altri 1200 palestinesi
ristretti in carcere senza un’accusa formale, senza alcuna prova e senza poter conoscere le
ragioni del loro trattenimento.
In considerazione dell’allarmante situazione detentiva di Khaled e del mancato rispetto dei
suoi diritti umani si chiede che si faccia tutto il possibile per ottenerne l'immediata
liberazione e il suo ritorno in Italia.
Flavio Albertini Rossi
Legale della famigliai di Khaled in Italia