La Fornace è di nuovo sotto attacco: da quanto abbiamo appreso, Eni, proprietaria dell'area di via Risorgimento 18 attuale sede del centro sociale, ha richiesto lo sgombero di Fornace presentando istanza di sequestro preventivo dell'immobile nei giorni immediatamente successivi allo sgombero del Leoncavallo. Si tratta della seconda istanza presentata nell'ultimo anno - la prima non è stata accolta - durante il quale la "multinazionale di stato" biocida (e genocida) ha intensificando gli sforzi per rientrare in possesso dell'ex deposito che occupiamo da 2018.
Dopo la prima storica occupazione del 2005 in via San Martino, Fornace ha resistito a sgomberi e tentativi di silenziarne la voce continuando il suo percorso politico cittadino sempre riappropriandosi di immobili in stato di abbandono, strappandoli alla speculazione e restituendoli alla città, prima in via Moscova per poi approdare nel 2018 nell'ex deposito Eni di via Risorgimento 18.
Vent’anni di attività politica, sociale e culturale fanno di Fornace una delle più longeve esperienze di autogestione in provincia di Milano, e non solo: dopo vent'anni vissuti dentro e contro una metropoli ridisegnata dagli appetiti immobiliari di palazzinari in grado di condizionare pesantemente le politiche urbanistiche, Fornace si trova di nuovo a fronteggiare la minaccia di uno sgombero. Non è questione di legalità o di interesse pubblico: è l’ennesimo tentativo di spianare la strada al saccheggio della nostra città spegnendo una voce scomoda e radicale in un momento nel quale giungono a maturazione alcune dinamiche speculative presenti sul territorio, con la complicità di un governo fascista che da anni promuove la guerra contro i poveri e approva provvedimenti repressivi che restringono libertà e agibilità politica, nel quadro di un "modello Milano" che riduce ogni spazio urbano a merce e vetrina per ricchi. Modello non sconfessato sul piano locale dall'inerzia dell'amministrazione Orlandi.
La Fornace non è solo uno spazio fisico. È una comunità che ha costruito solidarietà concreta, promosso iniziative culturali e costruito e sostenuto lotte in difesa della città pubblica. Un percorso politico che ha inciso profondamente nel tessuto sociale del territorio, dando voce a chi altrimenti sarebbe rimasto invisibile. È un presidio liberato in una città soffocata da speculazioni e grandi eventi come MIND e le Olimpiadi di Milano-Cortina, che alimentano la rendita fondiaria facendo innalzare i prezzi di case e affitti ed espellendo le fasce più povere della popolazione.
Sgomberare la Fornace significa cancellare un’esperienza che negli anni ha costruito e organizzato l'opposizione sociale contro i padroni della città e che si è sempre schierata al fianco delle lotte del territorio, dalle mobilitazioni No Expo alle battaglie per il diritto all'abitare. Sgomberare la Fornace significa ridurre Rho a un deserto sociale e culturale, consegnandola al profitto e alla repressione.
Lo diciamo con forza: noi da via Risorgimento non ce ne andiamo, qui siamo e qui rimaniamo. Né resteremo in silenzio. E' da vent'anni che difendiamo coi denti il nostro territorio, la nostra città e il nostro spazio. Ed è da vent'anni che resistiamo a sgomberi e tentativi di cancellare l'opposizione sociale sul territorio. Non ci riusciranno neanche questa volta. Anche in questa occasione dimostreremo che, come scriviamo sugli striscioni dei nostri cortei, "Gli sgomberi non spengono la Fornace".
Invitiamo chiunque voglia mobilitarsi al nostro fianco a partecipare all'assemblea pubblica convocata costruire insieme una grande campagna in difesa della Fornace: appuntamento martedì 23 settembre alle 21:00 in Fornace, in via Risorgimento 18 a Rho.
SOS Fornace
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⏰ Martedì 23 settembre - h. 21:00
🏴☠️ ASSEMBLEA PUBBLICA CONTRO LO SGOMBERO
📌 SOS Fornace - Rho - Via Risorgimento 18
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