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Il comunicato stampa del Coordinamento No Triv Basilicata all'indomani della consultazione referendaria.

Il comunicato stampa del Coordinamento No Triv Basilicata all'indomani della consultazione referendaria.

REFERENDUM: Il 17 Aprile circa 14 milioni di italiani si sono recati alle urne ed hanno votato SI’.

Il governo, per bocca di Renzi, lungi dal rispettare la volontà espressa, non riesce a trattenere i toni sbagliati della denigrazione e canta vittoria, cercando di mascherare l’effetto astensione in una squallida “vittoria” degli interessi e degli equilibri esistenti

GRAZIE ALL’ITER REFERENDARIO, DEI SEI QUESITI DEPOSITATI A SETTEMBRE DALLE REGIONI, TRE QUESITI NO TRIV SONO GIA' LEGGE

LA LOTTA CONTINUA: A BREVE VERRA’ RICHIESTA LA MESSA IN MORA DEL MISE (dopo le dimissioni del ministro Guidi l’interim è in mano allo stesso presidente del Consiglio Renzi) PER LE CONCESSIONI GIA' SCADUTE PRIMA DELLA LEGGE DI STABILITA' 2016

Il mancato raggiungimento del Quorum è dovuto all’intreccio di diverse e preoccupanti cause sociali e politiche concomitanti, che minano alla base l’esercizio della democrazia nel nostro Paese. Lo smantellamento progressivo dello stato di diritto, il dilagare della precarietà e della disoccupazione di massa, hanno incancrenito livelli inediti di sfiducia nello Stato, relegando alla rancorosa diffidenza e chiusura individualista quasi il 50% della popolazione. Ancora più grave, in tale contesto, la scelta della lobby fossil/governativa di invitare, contra legem per un presidente del Consiglio e per un ex presidente della Repubblica, di affidarsi a beceri appelli all’astensione, producendo di fatto reiterati ed irridenti attacchi alla democrazia.

Privati del diritto di essere informati e di decidere del loro futuro grazie a chi prima ha voluto che votassimo il 17 Aprile per evitare l’election day, i cittadini italiani hanno avuto appena un mese di tempo per informarsi e per poter svolgere una campagna referendaria degna di questo nome, mentre Renzi e Mattarella decidevano di mandare al macero 340 milioni di Euro, pur di lasciare il campo libero al referendum confermativo di Ottobre per le leggi di revisione costituzionale.

In tal modo la libertà di scelta e di voto sono state schiacciate da una campagna di disinformazione e disorientamento istituzionale, condotta da un Governo burattino delle lobbies del petrolio che, come dimostrano le inchieste dei Noe e della Direzione Nazionale Antimafia in atto in Basilicata ed in tutta Italia, mostra di ora in ora la sua vera natura di comitato d'affari.

Grazie alle lotte sviluppatesi in questi anni sui territori ed alla determinante spinta referendaria, 27 procedimenti per il rilascio di nuove concessioni in mare sono stati chiusi ed alcune Compagnie petrolifere hanno rinunciato spontaneamente a permessi già ottenuti.

In appena un mese di tempo il tema delle trivelle e della necessità di una Strategia Energetica Nazionale fondata sulle rinnovabili pulite è entrato nelle case degli italiani ed ha conquistato uno spazio centrale del dibattito politico. E’ stato scoperchiato il vaso di Pandora delle concessioni scadute in Adriatico di cui il Governo (MISE) sapeva e rispetto alle quali ha lasciato che l'attività estrattiva andasse avanti in spregio alla legge. La maggior parte degli italiani ha capito, dati alla mano, che non c'è da fidarsi dei controlli ambientali effettuati da agenzie come Arpa, di nomina politica, che ignorano il principio di terzietà a tutela della salute pubblica e dell’ambiente.

Il Referendum non è mai stato un punto di arrivo, semmai di partenza, una tappa di un percorso. Aver abbattuto la soglia del Quorum in Basilicata lo dimostra. Renzi non potrà più permettersi di sfottere i “4 comitatini”. Sul territorio sacrificato alle multinazionali del fossile ed alle casse del fisco come hub energetico, la sedimentazione di anni di opposizione all’assalto indiscriminato delle Companies ai 2/3 del territorio regionale; le iniziative capillari e di massa contro lo Sblocca Italia, hanno consolidato un sentire comune, la necessità di dotarsi di un programma condiviso di produzione e consumo di energia da rinnovabili pulite e non impattanti, passando in primis dalla necessaria decolonizzazione dal fossile.

Il risultato referendario del 17 Aprile è stato molto importante per i Lucani. Non solo perché ripaga degli sforzi di tante e di tanti che volontariamente e con generosità hanno battuto, con risorse e modalità del tutto autogestite il territorio, ma soprattutto perché, numeri alla mano, mette definitivamente in minoranza le pulsioni petrolifere del presidente renziano Pittella, che deve smetterla di blaterare di “limite invalicabile” dei 154mila barili giornalieri, ben sapendo che sta chiedendo il raddoppio estrattivo di fatto, in una regione che ha già dato troppo, in termini di salute, di esodo, di sacrificio della propria autonomia decisionale economica e democratica!

L'iniziativa contro le trivelle ripartirà con più forza di prima. La battaglia referendaria ci ha consentito di accrescere a livelli inediti una nuova sensibilità sociale, economica, addirittura antropologica, a livelli di egemonia culturale fino a pochi mesi fa impensabili.

Chiederemo la messa in mora del MISE rispetto alle concessioni scadute prima del 31/12/2015, che dovranno cessare la loro attività immediatamente. Chiederemo la moratoria delle attività estrattive, sull'esempio di Francia e Croazia, in ottemperanza alla deliberazione della COP21 a Parigi.

Chiederemo i dovuti e necessari accertamenti sulla situazione delle falde acquifere dopo un secolo di attività estrattive in Basilicata; sulla situazione dei pozzi chiusi, incidentati, abbandonati. Ringraziamo tutti gli italiani che hanno votato e che hanno dato prova di grande senso civico e dello Stato. Anzitutto ringraziamo i singoli, le associazioni, i comitati, i coordinamenti di lotta, la stampa libera e democratica, che ci hanno sostenuto dagli angoli geograficamente più lontani del Paese. Con tutti loro, con cui abbiamo saputo far battere all’unisono timori e speranze, confidiamo in una prosecuzione ancor più organizzata e condivisa di un percorso vincente!

Potenza, 18 aprile 2016

Coordinamento No Triv Basilicata



17 APRILE: REFERENDUM PER DIRE NO ALLE TRIVELLE-VOTO SI


Roma, 9 marzo 2016
Coordinamento Nazionale No Triv
COMUNICATO STAMPA
COORDINAMENTO NAZIONALE NO TRIV

Referendum trivelle, la Consulta boccia i ricorsi delle Regioni. No Triv: “nessun giudizio di merito”
Referendum trivelle, è arrivata la beffa. La Corte costituzionale ha dichiarato oggi l’inammissibilità dei conflitti di attribuzione delle Regioni che puntavano a ripristinare due dei sei quesiti esclusi. Nel caso di parere positivo, si sarebbe riaperta anche la possibilità di accorpare la data del referendum con il primo turno delle elezioni amministrative, che avrebbe consentito di risparmiare circa 370 milioni di euro di soldi pubblici.
Così non è stato. Secondo la Consulta i ricorsi sono inammissibili in quanto non sostenuti da una previa delibera di almeno cinque dei Consigli regionali che avevano promosso il referendum. I ricorsi relativi alle richieste di referendum sulla «pianificazione delle attività estrattive degli idrocarburi» e sulla «prorogabilità dei titoli abilitativi a tali attività» sono stati bocciati per mere cause procedurali. Le sei Regioni promotrici del comitato ufficiale per il SI - Basilicata, Puglia, Liguria, Marche, Sardegna, Veneto avevano proposto il conflitto d’attribuzione tra poteri dello Stato su entrambi i punti: il primo nei confronti della Cassazione; il secondo, quello sul piano aree, anche nei confronti di Camera, Senato e Governo.
“La decisione solleva perplessità, in quanto, mentre a gennaio la Corte ha ammesso la costituzione in giudizio del delegato regionale abruzzese per conto del Consiglio e contro le altre nove regioni senza che alle spalle vi fosse una previa delibera del Consiglio regionale, oggi ritiene che i delegati regionali – che pure costituiscono nell’insieme il comitato promotore del referendum – non possano agire senza che vi sia un previo atto di autorizzazione delle rispettive assemblee regionali”, commenta Enzo di Salvatore, del Comitato nazionale Notriv, costituzionalista ed estensore dei quesiti referendari.
D’altra parte, sottolineano i NoTriv, a nessuno verrebbe in mente di sostenere che, nel caso del referendum promosso da 500.000 elettori, il Comitato referendario debba sollevare conflitto, previa “delibera” di mezzo milione di persone almeno.
“In questo caso, la Corte costituzionale ha sempre ritenuto che fosse sufficiente che almeno tre dei membri del Comitato potessero agire in giudizio. In ogni caso, la decisione di oggi non entra nel merito delle questioni poste dai delegati regionali e gli italiani non sapranno mai se vi sia stata effettivamente elusione dei quesiti referendari concernenti il piano delle aree e la durata dei titoli in terraferma e oltre le dodici miglia marine”, conclude di Salvatore.
IL 17 APRILE VOTA SÌ AL REFERENDUM PER DIRE NO ALLE TRIVELLE
Tutti siamo chiamati a difendere il nostro mare. Hashtag #Notriv
Roma, 9 marzo 2016
Coordinamento Nazionale No Triv

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