In questi giorni riaprono le frontiere tra molti paesi europei, mentre il blocco che rientra fra le misure protettive anti virali resta ancora attivo fra comparti interi di pianeta. Non c’è nessuna possibilità in questo mondo di micro e macro sistemi nazionali o regionali di immaginare quello che il nostro festival da sedici anni sta mettendo al centro del suo modo di dis/organizzazione e di pensiero laterale[...]Per questo non ci sarà nulla nel corso dei giorni che ogni anno prendiamo durante CRACK! come vacanza sabbatica dallo scorrere del tempo dettato dal capitale, per entrare in quello del non lavoro e della non produzione che si sviluppa nel Forte Prenestino CSOA di Roma[...]
CRACK! COSCIENTE DELLO STATO DI COSE PRESENTI ENTRA NELLA DIMENSIONE ECTOPLASMATICA[...] Alla ricerca di una esistenza oltre lo specchio dispettosa e buffona. Dove le distanze fisiche sono filtrate e contingentate scegliamo la dissoluzione spiritica[...] una promessa che vorremmo ci facessimo tutte e tutti insieme[..]. Uniamoci, evanescenti sorelle e fratelli. Sentiamo le nostre essenze astrali scorrere. Svaniamo per essere presenti assieme ancora e ancora in una imprendibile fortezza di visioni...Pazienza, buona signora; gli stregoni sanno il momento giusto...
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Quest’anno l’edizione del nostro festival immaginavamo di dedicarla ancora alla costruzione di un senso di decolonialità condivisa. Una possibilità di indagine attraverso il nostro mondo di immagini sulle condizioni di razzializzazione e sfruttamento colonialista che ora più che mai sono ancora esistenti, centrate sulla trasmissione dell’identità nazionale e sulla costruzione di cultura pensiero e pedagogia relativa a questo: un sistema capillare e pervasivo che definisce appartenenza e diritti connessi inserendo le vite umane e i modelli individuali e sociali di esistenza dentro una griglia di sfruttamento continua. Inarrestabile. Totalizzante.
Poi il pianeta è calato in uno stato di emergenza con tempi diversi ma esteso senza interruzione su tutto il territorio umano. E le misure adottate hanno costruito reticoli di comportamenti permessi e vietati, azioni comprese e proibite, relazioni consentite e interrotte. E improvvisamente è scomparso il senso stesso del nostro immaginare CRACK! festival come accumulatore di una società di amanti. Uno spazio brulicante dove le separazioni fisiche saltano per sciogliersi in un momento panico. Un rito di accoglimento e di condivisione.
Si potevano tentare forse vie di costruzione virtuale di un tessuto che prima di tutto è umano, fingendo che fosse così possibile sostituire una esperienza calda con una fredda, oppure accettare questa sparizione, farne tesoro e farla diventare un meccanismo di cura e ricostruzione. Abbiamo scelto la seconda via.
Per questo non ci sarà nulla nel corso dei giorni che ogni anno prendiamo durante CRACK! come vacanza sabbatica dallo scorrere del tempo dettato dal capitale, per entrare in quello del non lavoro e della non produzione che si sviluppa nel Forte Prenestino CSOA di Roma.
CRACK! COSCIENTE DELLO STATO DI COSE PRESENTI ENTRA NELLA DIMENSIONE ECTOPLASMATICA.
Per questo CRACK! 2020 è CRACK! FANTASMA. Alla ricerca di una esistenza oltre lo specchio dispettosa e buffona. Dove le distanze fisiche sono filtrate e contingentate scegliamo la dissoluzione spiritica. E come ogni spettro che si rispetti ci dedicheremo ad una sola cosa finché non avremo di nuovo le condizioni per tornare a generare condivisione fra le autoproduzioni: INFESTEREMO.
Infesteremo ogni spazio che riusciremo a prendere, dell’arte del fumetto, della produzione a stampa. Ossessioneremo le forme di normalità modellata sui dispositivi del capitale. Scompiglieremo le carte e rivolteremo le lapidi liberando ogni scheletro nascosto.
Insomma quest’assenza è una promessa che vorremmo ci facessimo tutte e tutti insieme. Abbiamo già un’orda di invisibili esistenze con i volti segnati di fluo che sta preparandosi ad un anno che ci sta portando dall’altra parte. Uniamoci, evanescenti sorelle e fratelli. Sentiamo le nostre essenze astrali scorrere. Svaniamo per essere presenti assieme ancora e ancora in una imprendibile fortezza di visioni.
Pazienza, buona signora; gli stregoni sanno il momento giusto.
Una notte profonda, una notte scura, il silenzio della notte,
il tempo della notte quando Troia fu messa a fuoco,
il tempo in cui stridono le civette e ululano i mastini,
vagano gli spiriti e i fantasmi irrompono dalla tomba;
questo è il tempo che meglio si confà all’opera da compiere.
Signora, sedete e non abbiate timore.
Shakespeare
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