#EscNonSiTocca: martedì 26 gennaio, dalle ore 17.30 assemblea pubblica per difendere l'atelier autogestito e tutte le realtà sotto attacco.
Molteplici sono le manifestazioni di sostegno e di solidarietà attiva che Esc ha ricevuto in questi giorni, a seguito della disposizione di sgombero da parte dell’amministrazione capitolina.
Centinaia di visite, di lettere, di firme a sostegno, di prese di posizione pubblica ci sono giunte da ogni angolo della città e da tutta Europa. Attivisti, reti solidali, migranti, esponenti del mondo accademico e del pensiero critico, politici e amministratori locali, sindacalisti, artisti ci hanno segnalato che l’attacco a Esc e la necessità della sua difesa possono e devono essere un’occasione.
Per questo, ci sentiamo di ringraziare tutte e tutti profondamente.
L’enorme sostegno che stiamo ricevendo ci carica ancora di più di energia. E di responsabilità. Il nostro impegno sarà quello di tentare, assieme ai tantissimi che stanno subendo la stessa minaccia, di ribaltare il piano della situazione e riaprire un processo di accumulo di forza.
La migliore difesa è sempre l’attacco. E andare all’attacco, in questo momento, significa far tornare alla ribalta l’anomalia romana dell’autogestione. Roma è la capitale europea dei centri sociali, delle realtà autogestite, delle reti solidali e mutualistiche. Queste realtà, oggi minacciate di sgombero, possono e devono tornare ad essere egemoni, condizionando con forza il dibattito cittadino, ad ogni livello.
Se da un lato, di fronte ai tentativi di sgombero, è perciò necessario non farsi trovare impreparati, mettendo in campo forme di resistenza esemplari, dall’altro lato occorre a nostro avviso aprire, da subito, un processo di alternativa programmatica, che ponga al centro l’uso comune degli spazi comuni.
La tematica del comune è evidentemente centrale in una città divenuta laboratorio privilegiato dell’offensiva neoliberale. Offensiva che, in questa fase, ha individuato proprio nel patrimonio pubblico il terreno del saccheggio delle risorse e dei beni comuni. Un processo inaugurato dalla giunta Marino, a partire dalla delibera n. 6 del 2015 sull’alienazione del patrimonio pubblico, e che ha poi assunto la forma di un governo commissariale plenipotenziario, quello di Tronca, che, mettendo in discussione lo stesso mandato elettivo, prova a sancire definitivamente il primato dell’amministrazione sulla politica e ad azzerare i margini della contrattazione e della negoziazione.
Non si può, infatti, non leggere la pioggia di avvisi di sgombero abbattutasi su centinaia di realtà a Roma in continuità con la delibera n. 219 del 2014, che con il titolo beffardo e provocatorio di Patrimonio pubblico bene comune ha previsto l’introduzione del bando pubblico come dispositivo di normalizzazione dell’autogestione, accompagnato da accuse, talvolta inaudite, di morosità per spazi che, organizzando welfare dal basso in quartieri impoveriti e lasciati all’abbandono, vantano semmai un credito verso le istituzioni di prossimità. Tale delibera, alla luce delle tante sperimentazioni che in tema di beni comuni si sono date in questi anni - da ultimo, il riconoscimento dell’ex Asilo Filangieri di Napoli attraverso l’istituto dell’uso civico -, risulta essere tra le più arretrate in Italia.
L’offensiva contro i centri sociali e gli spazi autogestiti, se letta in tale contesto, ci parla di uno scontro, decisivo, tra istanze appropriative di segno opposto. Da un lato, c’è il disegno di una nuova enclosure, di nuove privatizzazioni che dovrebbero cambiare il volto della città, in termini di riorganizzazione privatistica degli spazi urbani e di valorizzazione economica. La stessa riorganizzazione che, d’altra parte, sta portando ad un attacco davvero inedito e violento ai lavoratori pubblici, alla dismissione definitiva di troppi servizi pubblici essenziali, all’insorgere di vere e proprie crisi occupazionali, nei settori che dipendono dagli appalti pubblici e non solo. Dall’altro lato, contro questo disegno, si pongono le istanze che insistono sull’accesso e sull’uso, che si pongono in un terreno radicalmente alternativo rispetto alla logica dell’assolutismo proprietario.
Per questa ragione, la difesa degli spazi oggi posti sotto sgombero segna uno spartiacque. Attorno a questa difesa si giocherà il segno delle trasformazioni future della città, e la possibilità di riaprire spazi di sperimentazione democratica e municipalista. In altre parole, attorno a questa sfida si gioca la possibilità di esercitare potere dal basso, affermando l’autonomia, politica e giuridica, di queste realtà.
Con queste premesse e con queste intenzioni convochiamo dunque un’assemblea pubblica che mettiamo a disposizione di tutte quelle realtà oggi sotto attacco, per interrogare quella parte del mondo istituzionale intenzionato a prendere posizione, e per rilanciare il portato discorsivo e programmatico del percorso di Roma Comune, animato dalla Rete per il Diritto alla Città.
MARTEDI 26 GENNAIO 2016
ore 17.30
ASSEMBLEA PUBBLICA
Via dei Volsci, 159
ESC - ECCEDI SOTTRAI CREA