CSOA Forte Prenestino, Fortepressa, La Bagarre presentano:
CRACK! FUMETTI DIROMPENTI! VUDU
INTERNATIONAL FESTIVAL OF DRAWN AND PRINTED ART
Visita il sito del Festival per prendere visione di tutti i dettagli https://www.fortepressa.net/crack2022/
Poster art: Claudia Marìa aka Zhixto.
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Per quelli tra noi con un piede dall'altra parte.
Akwaeke Emezi. "Acquadolce"
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We are the people who leap in the dark, we are the people on the knees of the gods. In our very flesh, (r)evolution works out the clash of cultures.
Gloria Anzaldúa. "Borderlands/La frontera"
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- Gli artisti che furono scoperti in possesso dell'Opera furono picchiati frustati e sottoposti a tortura, un'invenzione francese che si chiama "candeggio"; mandarono squadre di Marines a interrompere i riti distruggere le sculture di legno e i tamburi.
- E voi cosa avete fatto?
- Abbiamo semplicemente praticato il cristianesimo ufficialmente e il Vudu in clandestinità. Come quell'espressione di New Orleans <<Ballare la Calinda davanti all'uomo bianco!>>.
Black Herman si porta alle labbra un bicchiere di rum bianco e lo rimette sul tavolo.
- Così nacque la battuta: "Il popolo haitiano è al 95% cattolico e al 100% Vudu.".
Ishmael Reed. “Mumbo Jumbo”.
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C’erano, a quell’epoca, due categorie di persone. Una, la stragrande maggioranza, era costituita dalla gente “normale”. Queste persone non parlavano molto. Svolgevano il proprio lavoro, adempivano ai loro obblighi, tiravano su famiglie, leggevano i giornali, assimilavano quello che leggevano, guardavano la televisione e credevano in tutto quello che vedevano. Si tenevano i loro incubi per sé. Costituivano la presenza più grande nei reparti d’ospedale e nelle cliniche psichiatriche. Avevano una musica nella testa, un ronzio immutabile e costante.
Eppure la notte, stanza dopo stanza, nelle case popolari e nei quartieri dei ricchi, si sentivano delle grida provenire dai letti. Queste persone urlavano nel sonno o ululavano come animali spaventati. Le si sentiva la notte, in tutto il paese. Tali grida divennero così comuni che di lì a poco vennero considerate il modo normale di dormire. Nessuno, cioè, ci faceva più caso.
Il secondo tipo di persone assomigliava al primo in tutto tranne in una cosa. Erano più vigili. Non dormivano molto la notte. I loro occhi erano costantemente all’erta. Non leggevano i giornali, consideravano la televisione una farsa quotidiana e non credevano a nulla di ciò che vedevano o sentivano. Erano la minoranza. Bevevano acqua, guardavano il cielo, ascoltavano il vento e facevano attenzione a tutto. Erano generalmente silenziose. Se qualcuno rivolgeva loro la parola o poneva loro una domanda, alzavano le spalle. Parlavano piano. Sorridevano misteriosamente, in modo incompleto, un sorriso interiore reso quasi visibile. Lavoravano il meno possibile, eppure erano immensamente produttive. Sembravano solitarie, ma non erano sole. Le si sentiva spesso canticchiare un motivetto fra sé e sé. Non azzardavano nessuna filosofia e non ponevano alcuna resistenza. Quando erano presenti parevano assenti. Ma quando erano assenti erano presenti. Non gridavano nel sonno e non avevano incubi. Non le si notava, non le si distingueva. Ma nello spazio che lasciavano aleggiava una strana luce. Respiravano profondamente e i loro volti parevano senza età. Non avevano un immutabile ronzio di sottofondo nella testa. Sentivano un silenzio puro, la lievissima fragranza di una melodia.
Ben Okri. “La libertà”
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COMUNICATO
VUDU è resistenza sciamanica contro la razzializzazione colonialista. VUDU è infilare spilli nell'oppressione. VUDU è andare sottoterra e praticare il proprio spazio tempo e arte. VUDU è l’esperienza del sottrarsi, dello sfuggire alla razzializzazione colonialista che agisce nel profondo della memoria storica e della sua trasmissione. VUDU è terrorismo immaginario: agire sulle paure dei propri aguzzini con simboli e feticci su cui non possono agire violenza.
Il terzo terreno della violenza coloniale dopo quello del corpo e quello dello spazio fisico è quello della mente e della trasmissione delle conoscenze, dei linguaggi, delle narrazioni, delle scelte culturali che si fanno a più strati sui corpi e negli spazi. Quello del VUDU è lo spazio più vivo della surmodernità, la condizione di vita di chi ha perso tutto ed è per questo al di là della sofferenza e dello sfruttamento, è una condizione di invincibilità. Ecco lo spazio dove stiamo andando a cercare di comprendere questa volta, raccolti insieme, i limiti che ci incrociano e ci impediscono troppe volte di percorrere la via di abrogazione dei privilegi. La ritualità sciamanica, notturna, acquatica, danzante, riesce a costruire una resistenza alla tortura, alla dominazione della nuda vita.
Per sottrarsi il VUDU sceglie i propri vendicatori, esseri che resistono al di là della vita. I morti viventi sono al di là della tortura e del lavoro forzato. La violenza coloniale e patriarcale non agisce più su di loro. Lo spazio di razzializzazione si ferma e da non vivi e non morti si resiste e ci si oppone invisibilmente caparbiamente. Certo il capitale macchina necrofaga è riuscito a ricostruire sul VUDU i propri meccanismi di produzione di plusvalore, il sistema dello spettacolo e ogni genere di narrazione di massa si è impadronita di queste paure e di questi simboli per trasformarli in manichini putrescenti e bambole gore, nel tentativo di disattivarne la potenza resistente. Questi simboli portatori di inquietudine ora producono l’effetto controllato di costruire spazi di paura immunizzante, orrorifica ma non terrificante. Luoghi dove proteggersi e riprodurre l’orrore, quello vero, del dominio coloniale sulla vita.
Il manifesto che quest’anno abbiamo avuto in dono firmato Claudia Marìa aka Zhixto artista che assume su di sé lo stigma della razzializzazione, è un assalto VUDU alle nostre certezze, ai nostri privilegi, ed è una dichiarazione di opposizione e liberazione. Ci vediamo a CRACK! dal 23 al 26 giugno 2022. RESISTENZA VUDU.
[ENG]
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For those of us with one foot on the other side.
Akwaeke Emezi. "Freshwater"
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We are the people who leap in the dark, we are the people on the knees of the gods. In our very flesh, (r)evolution works out the clash of cultures.
Gloria Anzaldúa. "Borderlands/La frontera"
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- Artists who were found in possession of The Work were beaten whipped and subjected to a torture, a French invention called “blanchings”; they sent out squads of Marines to interrupt the ceremonies and destroy the wood sculpture and drums.
- What did you do?
- We merely practiced Catholicism up front and VooDoo underground. Similar to your New Orleans expression “doing the Calinda against the Dude.”
Black Herman lifts a glass of white rum to his lips and returns the glass to the table.
- The joke became “The Haitian people are 95% Catholic and 100% VooDoo.”
Ishmael Reed. “Mumbo Jumbo”.
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There were, in those times, two classes of people. One, the overwhelming majority, were the ‘normal’ people. They did not speak much. They did their work, fulfilled their obligations, raised their families, read the newspapers, absorbed all they read, watched television, and believed all they saw. They kept their nightmares to themselves. They constituted the highest presence in hospital wards and psychiatric clinics. They had, as a running music in their heads, a steady, unchanging drone. And yet, at night, in room after room, across council estates or in rich suburbs, screams could be heard coming from their beds. They shouted in their sleep and howled like frightened animals. This could be heard at night all across the land. It became so common that soon it was considered the normal mode of sleep. That is to say no one noticed it any more.
The second kind of people looked like the first except for one thing. They were more alert. They didn’t sleep much at night. Their eyes had a constant wakefulness. They didn’t read the newspapers, treated television as a daily farce, and believed nothing of what they saw or heard. They were the few. They drank water, stared at the sky, listened to the wind, and paid attention to everything. They were generally silent. If addressed or asked a question they shrugged. They spoke gently. They smiled mysteriously, incompletely, an inward smile made almost visible. They worked as little as possible and yet were immensely productive. They seemed solitary, but were not lonely. They could often be heard humming a piece of music to themselves. They ventured no philosophy, and offered no resistance. They seemed absent when present. But they were present when absent. They did not scream in their sleep and never had nightmares. They were unnoticeable, indistinguishable. But a strange light hovered in the space they had vacated. They were deep breathers and had a curious quality of agelessness about their features. They did not hear an unchanging background drone in their heads. They heard a pure silence, the mildest fragrance of a melody.
Ben Okri. "The Freedom Artist"
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EDITORIAL
VUDU is shamanic resistance against colonial racialization. VUDU is sticking pins into oppression. VUDU is going underground and practising one's own space-time and art. VUDU is the experience of evading, of escaping colonialist racialisation that acts deep within historical memory and its transmission. VUDU is imaginary terrorism: acting on the fears of one's tormentors with symbols and fetishes on which they cannot act violence.
The third terrain of colonial violence after the one acting on the body and the physical space is that one controlling the mind and the transmission of knowledge, languages, narratives, and cultural choices that are realized in multiple layers on bodies and in spaces. That of VUDU is the most alive space of surmodernity, the living condition of those who have lost everything and are therefore beyond suffering and exploitation. It is a condition of invincibility. This is the space where we are going to try to understand this time gathered together, the limits that cross us and prevent us too many times from walking the path of abrogation of privileges. The shamanic, nocturnal, watery, dancing rituality manages to build a resistance to torture, to domination of bare life.
To escape, VUDU chooses its avengers, beings that resist beyond life. The living dead are beyond torture and forced labour. Colonial and patriarchal violence no longer acts upon them. The space of racialisation stops and as non-living and undead ones we resist and oppose invisibly stubbornly.
Of course the capitalist necrophagous machine has managed to reconstruct its own mechanisms of surplus-value production on VUDU, the spectacle system and all kinds of mass narratives have taken possession of these fears and symbols in order to turn them into putrescent dummies and gore dolls, in an attempt to deactivate their resistant power. These anxiety-carrying symbols now produce the controlled effect of constructing spaces of immunising, horrific but not terrifying fear. Places to protect oneself and reproduce the horror, the real horror, of colonial domination over life.
The affiche we received as a gift this year, signed by Claudia Marìa aka Zhixto, an artist who takes on the stigma of racialisation, is a VUDU assault on our certainties, our privileges, and is a declaration of opposition and liberation. See you at CRACK! from 23 to 26 June 2022. VUDU RESISTANCE.