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Pubblichiamo l'appello di Rudra, figlio di Aldo Bianzino, al fine della riapertura del processo per omicidio.
"Oltre 10 anni fa moriva in modo assurdo mio padre, Aldo Bianzino, nel carcere di Perugia. Ci dissero che aveva evidenti lesioni al cervello al fegato e alla milza, e il medico legale di parte parlò di un *pestaggio militare atto ad uccidere*, ma incredibilmente archiviarono il caso, dicendo che era morto per cause naturali!

In tutti questi anni io non mi sono dato per vinto, e finalmente sono riuscito ad ottenere nuove e importantissime analisi mediche e legali che mettono completamente in discussione il suo caso.

E oggi, in Parlamento, renderò note le ragioni che mi spingono a chiederela riapertura del processo per omicidio di mio padre! Ma ho bisogno dell’aiuto di tutti voi. È difficile riaprire un dibattito che potrebbe mettere in discussione quelle stesse istituzioni che invece dovrebbero proteggerci, ma ce la possiamo fare solo se in tanti vi unirete a me nel chiedere giustizia per mio padre.


LINK PER FIRMARE L'APPELLO:
https://secure.avaaz.org/campaign/it/it_giustizia_per_mio_padre_11/?fHKKgnb

 

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di Ahmed Abu Ratima

fonte: https://www.nytimes.com/2018/05/14/opinion/gaza-protests-organizer-great-return-march.html 

Il seme che è cresciuto nella Grande Marcia del Ritorno di Gaza è stato piantato il 9 dicembre 2017, giusto qualche giorno dopo che il presidente Trump ha annunciato che avrebbe riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele.

Noi palestinesi abbiamo mantenuto a lungo il sogno di Gerusalemme come la nostra propria capitale, o almeno come una capitale condivisa in un paese che offre pari diritti a ciascuno. Il sentimento di tradimento e afflizione a Gaza era palpabile. Per schiarirmi le idee, sono andato con il mio amico Hasan a camminare lungo il confine, cosa che facciamo ogni tanto.

“Là giace la nostra terra”, ho detto ad Hasan, quando ho guardato agli alberi dall’altro lato del recinto di filo spinato che ci confina. “È soltanto a pochi chilometri da qui”. Però resta così lontana, a causa di quella recinzione e dei soldati che la controllano. La maggior parte delle persone della mia età non hanno mai avuto il permesso di lasciare Gaza, dal momento che l’Egitto controlla l’uscita a sud e Israele limita l’accesso a nord – oltre a proibire l’uso del nostro mare e dell’aeroporto (o almeno di ciò che di esso rimane dopo tre guerre).

Questo pensiero ha portato a un desiderio espresso su Facebook. E ha talmente avuto risonanza tra la gente di Gaza, che ha dato origine a un movimento che è culminato nelle storiche proteste che si sono tenute lungo l’ultimo mese. Tragicamente, Israele ha reagito ancora più brutalmente di quanto mi fossi aspettato – e ho attraversato tre delle sue guerre. L’ultima stima del numero dei protestanti uccisi è di 104; più di 50 sono morti soltanto lunedì (14 maggio). Inoltre in migliaia sono stati feriti. Ma le nostre voci hanno bisogno di essere ascoltate, e lo sono state.

Il mio odio per i confini è sia universale – nel senso che tutti i Palestinesi soffrono a causa loro – che molto personale. I miei nonni e i loro nonni  sono nati e cresciuti nella città di Ramla, al centro di quello che ora è Israele. Durante le mie camminate, immaginavo la terra ancestrale della mia famiglia.

Ma ho anche fatto esperienza dell’impatto distruttivo dei confini in maniera più personale. Sono nato nel 1984, due anni dopo il ritiro di Israele dalla penisola del Sinai, che ha diviso la mia città, Rafah, tra Gaza e l’Egitto. Il nucleo della città è stato raso al suolo da Israele e l’Egitto per creare una zona cuscinetto, separando così famiglie, inclusa la mia, col filo spinato. La famiglia di mia madre viveva dal lato egiziano e la divisione di Rafah ha portato alla separazione dei miei genitori. Nonostante mia madre vivesse a un tiro di schioppo, sono passati 19 anni prima che la rivedessi.

Quel giorno di dicembre, mentre guardavo gli uccelli volare sopra il confine che io non potevo attraversare, mi sono ritrovato a pensare quanto gli uccelli e gli animali siano molto più furbi delle persone; essi vivono in armonia con la natura anziché alzare muri. Più tardi, quello stesso giorno, su Facebook mi sono domandato cosa succederebbe a un uomo se agisse come un uccello e attraversasse quella recinzione. Ho scritto: “Perché i soldati israeliani gli sparerebbero come se stesse commettendo un crimine?”. Il mio unico pensiero era di raggiungere gli alberi, sedermi là e quindi tornare indietro.

Non riuscivo a non pensarci. Un mese dopo ho scritto un altro post “Grazie, Israele, per aprirci gli occhi. Se l’occupazione aprisse i luoghi di passaggio e permettesse alla gente di vivere una vita normale e creasse lavoro per i giovani, potremoo aspettare per diverse generazioni”, ho scritto. “Siamo costretti a scegliere tra gli scontri o la vita”. Ho terminato il post con l’hashtag #GreatReturnMarch.

I giovani di Gaza hanno reagito al mio post immediatamente, condividendolo e aggiungendo le loro idee personali. Già una settimana dopo, sembrava che in centinaia ne parlassero. Abbiamo istituito un comitato giovanile e incontrato le agenzie locali e le istituzioni. Abbiamo anche incontrato i partiti politici nazionali: volevamo offrire a tutti i settori della società di Gaza l’opportunità di essere coinvolti.

Cosa è accaduto da quando abbiamo cominciato la Grande Marcia del ritorno è sia cosa speravo che ciò che mi aspettavo – e no. Non è stata una sorpresa che Israele abbia risposto alla nostra marcia con una violenza letale. Ma non mi aspettavo questo livello di crudeltà. D’altra parte, sono stato rincuorato dall’impegno alla non-violenza presente tra la maggior parte del mio popolo.

Un paio di anni fa, la gente qui avrebbe scartato l’idea che delle manifestazioni pacifiche avrebbero ottenuto qualcosa di significante. Dopo tutto, qualunque altra forma di resistenza non ha prodotto nulla di concreto. Cosa mi sorprende è la trasformazione a cui stiamo assistendo nel modo in cui resistiamo. La nostra lotta in precedenza era tra i combattenti palestinesi armati e i cecchini, i carrarmati e gli F-16 israeliani. Ora, si tratta di una lotta tra l’occupazione e i manifestanti pacifici – uomini e donne, giovani e anziani. 

La Grande Marcia del Ritorno ricorda al mondo le origini del conflitto – la nostra estirpazione dalle nostre terre e dalle nostre vite, cominciato nel 1948 e che da allora continua. Abbiamo scelto il 15 maggio come il culmine delle nostre proteste perché quello è il giorno che i palestinesi indicano come la “Nakba”, la parola araba che sta per catastrofe, che è come definiamo le espulsioni dalle nostre case di 70 anni fa. Qualunque soluzione noi negozieremo in futuro per permetter ai nostri due popoli di vivere insieme pacificamente ed equamente, deve partire col riconoscimento di questa ingiustizia.

Comunque, malgrado la risposta da parte dei cecchini israeliani, continuo a impegnarmi per la nonviolenza, così come lo sono tutte le altre persone che “coordinano” questa marcia. Uso le virgolette perché quando un movimento diventa così ampio – attirando quelle che stimiamo essere almeno 200.000 persone durante i venerdì di protesta – non può essere completamente controllato. Noi scoraggiamo dal bruciare bandiere israeliane e dall’attaccare dei cocktail molotov agli aquiloni. Noi vogliamo che il nostro messaggio sia una pacifica, pari coesistenza.

Abbiamo anche provato a dissuadere i dimostranti dal tentare di attraversare il confine con Israele. Ciò nonostante, non li possiamo fermare. È l’azione di un popolo imprigionato che brama la libertà, una delle motivazioni più forti nella natura umana. Allo stesso modo, la gente non se ne andrà via il 15 maggio. Abbiamo intenzione di continuare la nostra lotta finché Israele riconosce il nostro diritto di tornare alle nostre case e alla terra da dove siamo stati espulsi.

La disperazione alimenta questa nuova generazione. Non torneremo alla nostra esistenza sub-umana. Continueremo a bussare alle porte delle organizzazioni internazionali e dei nostri carcerieri israeliani finché vedremo dei passi concreti volti a porre fine al blocco di Gaza.

Ahmed Abu Ratima è un giornalista freelance.

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A 40 anni dalla legge 194, saremo di nuovo nelle piazze di tutta Italia. Chiamiamo tutte a portare nelle strade la nostra rabbia, la determinazione, la gioia di vivere. A gridare con tutta la nostra forza: delle nostre vite decidiamo solo noi! Per una sessualità libera, per la contraccezione gratuita, per essere libere di scegliere! per trasformare la società!
::Martedi 22 maggio::
Anniversario dell'approvazione della legge 194: giornata di azioni territoriali nella città... Stay tuned
::Sabato 26 maggio::

Corteo cittadino ore 17.00. Partenza da Piazza dell'Esquilino

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A 40 anni dalla legge 194
Per una sessualità libera, per la contraccezione gratuita, per essere libere di scegliere!

Le donne stanno lottando in ogni parte del mondo. Di fronte a questa potenza ovunque vediamo un attacco alla libertà che ci siamo conquistate. La contraccezione gratuita, il pieno accesso all’aborto, l’educazione a una sessualità libera sono ancora negati o fortemente ostacolati e, anzi , proprio in questo momento assistiamo al tentativo di sottrarre alle donne il potere e la libertà di decidere sul proprio corpo e sulla propria vita, con la diffusione dell’obiezione di coscienza e con un attacco feroce dell’aborto.

A quarant’anni dall’approvazione della legge 194, in Italia l'accesso all'interruzione volontaria di gravidanza è sempre più un percorso a ostacoli. Il numero di medici obiettori ha raggiunto una media nazionale del 70%, con punte del 90% in alcune regioni. Solo 390 su 654 strutture dotate di reparti di ostetricia e ginecologia effettuano interruzioni di gravidanza. La pillola abortiva RU486 è somministrata da pochi ospedali e in modo limitato. E non va molto meglio quando in gioco c’è il diritto alla salute durante la gravidanza e il parto. Possiamo venderci liberamente sul mercato del lavoro ‒ al prezzo più basso e alle condizioni più precarie – solo se contemporaneamente accettiamo di tornare nelle case, di essere responsabili del lavoro riproduttivo e della cura, di supplire ai vuoti lasciati dal welfare. Per le migranti il ricatto del permesso di soggiorno è un ulteriore ostacolo alla libertà di scegliere e all'accesso alla salute. Ci si aspetta che facciano il lavoro di cura o piuttosto che colmino il calo demografico, mentre razzismo e sfruttamento stabiliscono gerarchie e posizioni di subordinazione.
Alla logica antiabortista che cancella la vita delle donne contrapponiamo la nostra libertà, di scegliere e di lottare collettivamente. Contrapponiamo i nostri desideri, la maternità quando è liberamente scelta e la possibilità di rifiutare l’ordine tradizionale della famiglia.

Il 22 e il 26 maggio scenderemo nelle piazze perché sappiamo che la sessualità è un campo di battaglia, non una questione privata o di coscienza individuale. Saremo in piazza per rompere l’isolamento a cui siamo costrette quando affrontiamo l’aborto o quando scegliamo la maternità.
Riaffermiamo la nostra libertà e gli spazi di potere conquistati per dire che la sessualità delle donne non è finalizzata alla procreazione, che la maternità non è un obbligo, che l’aborto è una scelta delle donne ma riguarda anche la sessualità maschile.

Alla libertà di scegliere vogliamo dare un senso nuovo a partire dalla forza di un movimento globale che pretende e reclama una trasformazione dell’intera società. Siamo con le donne argentine che hanno imposto al parlamento di discutere la legalizzazione dell'aborto, con le irlandesi che a maggio voteranno in un referendum per decriminalizzare la procedura per l'aborto, con le polacche che per prime hanno scioperato per bloccare i tentativi del parlamento di proibirlo.
Lottiamo per una sessualità libera, contro la subordinazione e la violenza e per questo:

Vogliamo welfare per l'autodeterminazione, la sanità pubblica, laica e a nostra misura, i consultori aperti alle donne di qualunque età, alle persone gay, lesbiche, trans, e alle migranti.
Vogliamo la contraccezione gratuita
vogliamo l'accesso gratuito all'assistenza sanitaria per l'ivg, la gravidanza e il parto indipendentemente dalla cittadinanza e dai documenti.
Vogliamo gli obiettori fuori dalle strutture sanitarie pubbliche e dalle farmacie.
Vogliamo la RU486 a 63 giorni e senza ospedalizzazione, somministrata anche nei consultori pubblici.
Vogliamo l’eliminazione delle sanzioni amministrative per le donne che ricorrono all'aborto fuori dalle strutture sanitarie pubbliche.
Vogliamo l'educazione sessuale nelle scuole.
Vogliamo condividere saperi e desideri. Che mille consultorie nascano!

Non Una Di Meno.

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SABATO 12 MAGGIO 2018

Manifestazione Nazionale a Roma

GERUSALEMME CAPITALE ETERNA DELLA PALESTINA

Coordinamento delle Comunità Palestinesi
Unione Democratica Arabo Palestinese (UDAP)

Invitano a
PARTECIPARE ALLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA - PIAZZA DELL'ESQUILINO, SABATO 12 MAGGIO 2018,
ORE 15.00

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SABATO 5 MAGGIO 2018

MOBILITAZIONE A PIAZZA SEMPIONE (montesacro) presso la lapide dei partigiani alle 15:00

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Venerdi 30 Marzo 2018. Pubblichiamo due contributi provenienti dalle nostre sorelle ed i nostri fratelli che si trovano a Gaza.
il primo ci è giunto ieri sera e parla della giornata di oggi: "Domani in tutta la Palestina è la Giornata della Terra. Il clima qui a Gaza è teso. In moltx andranno sul confine a dimostrare. Israele ha schierato 100 cecchini su tutto il border

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Il #WorldAfrinDay avrà luogo Sabato 24 Marzo. La solidarietà con Afrin sarà ricevuta e sentita da tutto il mondo, per provare che Afrin non è sola e che il progetto democratico e antipatriarcale che vive ad Afrin sarà difeso dal mondo intero.

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Defend Afrin3
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Rilanciamo questo appello della Rete Kurdistan.

Appello urgente per Afrin
Fermare questa invasione è diventata una responsabilità storica

Proprio adesso centinaia di migliaia di civili ad Afrin si trovano sotto i pesanti bombardamenti dei jet turchi. La Turchia continua il massacro di Afrin ignorando la risoluzione ONU per il cessate-il-fuoco.
Fermiamo il genocidio e la pulizia etnica dell’esercito turco ad Afrin

Il popolo curdo ad Afrin è oggetto di genocidio e pulizia etnica da parte dell’esercito turco, con il supporto di gruppi jihadisti come al-Qaeda, al-Nusra e ciò che resta dell’ISIS.

Questa invasione e questo attacco genocida sono stati portati avanti di fronte agli occhi dell’umanità. Una città ora è sul punto di essere distrutta dal secondo esercito più grande della NATO che è dotato delle armi più sofisticate prodotte da diversi paesi. Questo attacco viene legittimato diffondendo un discorso propagandistico come se eserciti di due grandi Stati stessero combattendo l’uno contro l’altro. Quelle potenze, tra cui i membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che forniscono armi alla Turchia sono complici di questo crimine.

Ad Afrin comincia l’iniziativa degli scudi umani

La popolazione della città di Afrin si rifiuta di abbandonare le proprie case e giura di resistere all’invasione. Nel momento in cui l’esercito turco insieme con le sue bande si è avvicinato nel raggio di 1 km al centro della città, i civili si sono mobilitati contro gli invasori. Diversi convogli di veicoli sono stati organizzati dagli abitanti e gli attivisti hanno fatto il giro della città per esortare tutti a unirsi allo di scudo umano. Durante i 52 giorni degli attacchi, l’esercito invasore ha ucciso più di 290 civili.

Chiediamo al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di intervenire per fermare l’invasione turca di Afrin.

E inoltre:
•Facciamo appello al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite affinché si batta in difesa della Risoluzione 2401, per non lasciare che il regime turco venga meno alle responsabilità per le proprie azioni nella regione di Afrin, Siria.
•Esortiamo la comunità internazionale a mettere in atto il cessate-il-fuoco del Consiglio di Sicurezza ONU e a garantire la consegna di aiuti umanitari e sanitari per coloro che ne hanno disperato bisogno, ad Afrin e Ghouta.
•Sottolineiamo il bisogno urgente dell’implementazione di una zona di non sorvolo sulla regione di Afrin per preservare vite e abitazioni civili, infrastrutture civili, monumenti significativi e siti di rilevanza culturale. Invitiamo la comunità internazionale ad aiutare la messa in atto della no-fly zone con truppe di pace e delegazioni di osservatori.

 

Ufficio Informazione del Kurdistan in Italia

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Gli appuntamenti della giornata a Roma:

• PASSEGGIATA FEMMINISTA A LA SAPIENZA - ore 9.30 presso la città universitaria, Piazzale Aldo Moro, 5

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Riportiamo il comunicato rilasciato dal Centro Sociale Magazzino 47 a seguito del grave attentato incendiario fascista della notte del 22 Febbraio 2018

Questa notte dei topi di fogna si sono introdotti nel centro sociale e, dopo aver forzato una finestra, hanno appiccato un incendio all'interno del locale che ospita la libreria e l'enoteca. La finestra forzata, gli evidenti segni di effrazione e un intenso odore di benzina non lasciano dubbi sulla natura dolosa, come immediatamente notato dagli stessi Vigili del fuoco.
La pronta reazione di un compagno che si trovava all'interno dello spazio sociale ha fatto sì che i Vigili del fuoco siano potuti intervenire tempestivamente estinguendo le fiamme prima che queste potessero provacare danni ben peggiori.
Diversi mobili e una grande quantità di libri sono andati distrutti.
Il nostro compagno, unica persona presente, per fortuna sta bene.
Possiamo affermare con certezza che si è trattato dell'ennesimo infame attacco di fascisti e razzisti che cercano di seminare un clima di odio razziale e intolleranza in città.
Gli stessi che nelle scorse settimane hanno colpito le Casette occupate di via Gatti e il campo Sinti di via Orzinuovi.
Gli stessi che inneggiano a Luca Traini, autore dell'attentato razzista di Macerata.
Per questo reagiremo di conseguenza. Con rabbia, determinazione e orgoglio.
Dichiariamo già da ora uno stato di mobilitazione permanente antifascista in città.

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un trasmettitore nuovo per Radio Onda Rossa

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Radio Onda Rossa non fa pubblicità e non riceve finanziamenti da organismi politici, sindacali o commerciali.

Negli ultimi tempi avrai notato che le trasmissioni sono molto disturbate a causa di una perdita di potenza del segnale, dovuto al trasmettitore vecchio, malandato e non più riparabile.

Per continuare ad ascoltare la voce di Radio Onda Rossa è indispensabile sostituire il prima possibile il trasmettitore, che però è un apparato molto costoso.

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cinema forte

cinema forte

GIOVEDI 22 FEBBRAIO 2018

IL CSOA FORTE PRENESTINO rimarrà CHIUSO fino le 22:00!
Vi Invitiamo a partecipare con noi al corteo

CONTRO OGNI FASCISMO CON VALERIO E CARLA NEL CUORE

Partenza dal Forte alle 15:15, Si Parte e si Torna Assieme!

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GIOVEDI 22 FEBBRAIO 2018

Valerio Vive la rivolta continua!
Concentramento in Via Monte Bianco
ore 16.00 un fiore per Valerio
ore 17.00 CORTEO

Assemblea Incontro Dibattito - ANTIFA FIGHT BACK - 14 febbraio 2018 CSOA Forte Prenestino

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L'apertura continua di nuove sedi fasciste, ovunque in Italia e soprattutto a Roma, insieme agli accoltellamenti, le ronde razziste, le marce evocative e le azioni squadriste, ci pongono di fronte alla necessità e all'urgenza di ricominciare ad organizzarci per tutelare gli spazi di agibilità politica che ci siamo costruiti nel tempo, e che stiamo via via perdendo nei quartieri dove abitiamo, dove viviamo... dove lottiamo.

L'antifascismo non è un brand da campagna elettorale, né un valore esclusivamente democratico cui appellarsi per la difesa della Costituzione; o è anche militante oppure perde il suo significato rivoluzionario e la sua efficacia. Questo ce lo hanno dimostrato i compagni e le compagne che nelle strade di tutto il mondo, dall'America all'Ucraina, si oppongono alla presenza delle nuove organizzazioni fasciste, nelle sue diverse forme e sfaccettature. In fondo, il bisogno di ripensare l'antifascismo militante è un bisogno piuttosto diffuso tra molti compagni e compagne qui a Roma.

Occorre, dunque, ripartire da qui, dalla nostra città, per ragionare insieme su come invertire questa pericolosa tendenza, per capire come contrapporsi efficacemente a fenomeni di tipo fascista, razzista e xenofobo, che purtroppo si radicano nella società e che hanno ormai una portata ben più ampia di quella delle stesse organizzazioni neo-fasciste.

Dalle discussioni seguite alle due proiezioni romane del documentario "The Antifascists", è emerso un dato incontrovertibile: le modalità di organizzazione, le pratiche e la propaganda fascista si sono modificate nel tempo, divenendo sempre più efficaci e pervasive. Per agire un antifascismo militante che sia all'altezza del presente, allora, occorre assumere questo dato di fatto e comportarsi di conseguenza, adeguando le nostre modalità di pensare ed agire.

Le questioni su cui invitiamo a ragionare sono queste:

- Decostruire la retorica razzista e fascista;
- Opporsi alla presenza dei fascisti nelle strade, ai loro immaginari e pratiche;
- Contrastare la legittimazione che le istituzioni democratiche e i media mainstream attribuiscono ai partiti dichiaratamenteneofascisti e di conseguenza il tentativo della sinistra istituzionale di ridurre l'antifascismo a strumento di difesa dei valori democratici.

Per discutere e organizzarci insieme vi invitiamo mercoledì 14 febbraio 2018 al CSOA Forte Prenestino, in via Federico Delpino (Centocelle), alle 21.30 presso la sala cinema.

Alcun* Antifascisti e Antifasciste di Roma Est (ma non solo)

 

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...fatta a pezzi e messa dentro una valigia. Un uomo usa la sua storia per sparare a caso su degli Innocenti. Di questi Innocenti nessuno parla. I loro nomi rimangono anonimi, le loro storie ignorate. La narrazione dei media è la stessa di sempre, vittimistica, sensazionalistica, giustificazionista.
Noi però non ci stiamo e vogliamo essere chiari su quello che pensiamo sui fatti di Macerata.
- Da una parte il ritorno forte e massiccio dell'eroina e dall'altra l'incapacità e l'indifferenza delle istituzioni di far fronte al problema.
Non ci stancheremo mai di ribadire che le uniche soluzioni veramente efficaci sono L'ANTIPROIBIZIONISMO e la riduzione del danno.
- Non possiamo permettere che la deriva fascista e razzista generalizzata tra il sentire comune e il sindaco di Macerata che usa la sua città per impedire una manifestazione antirazzista e antifascista, ci possa intimorire.
- Gli uomini delle istituzioni preoccupati solo dalle prossime elezioni prendono le distanze da chiunque voglia raccontare con forza di un raid FASCISTA, di una cultura FASCISTA e RAZZISTA, che ha permesso questa rappresaglia senza giustificazioni e non considerano L'ANTIFASCISMO come risposta.
- I partiti, sia di destra che i cosiddetti "democratici", ne approfittano per spostare la questione e rilanciare il tema della sicurezza, intesa come rafforzamento delle forze dell'ordine e dell'illegalità de* migranti.

Condanniamo e rigettiamo la strumentalizzazione della morte di questa ragazza a Macerata, come degli omicidi di tutte le donne e di tutte le ragazze uccise ogni anno per mano degli uomini. Il 74% di loro sono uccise da italiani, le altre da uomini di altre nazionalità.
Rifiutiamo con fermezza la narrazione che vuole le donne soggetti passivi e vittime, spostando la questione da quello che è il reale problema, la CULTURA PATRIARCALE.
La nazionalità degli assassini interessa soltanto a chi vuole soffiare sul fuoco della povertà, del malcontento, dell'assenza di lavoro, della violenza della nostra società.
Rigettiamo qualunque giustificazione e qualunque comprensione per la vigliacca rappresaglia contro Innocenti compiuta da un fascista dichiarato.
La nostra solidarietà va soltanto alle vittime di questa barbarie e a tutte le donne vittime di violenza in casa e fuori casa.
La nostra solidarietà va a tutte e a tutti gl* antifascist* e antirazzist* della città di Macerata, che non vogliono essere lasciat* sol* e che non saranno lasciati sol*.
Appuntamento domani alle ore..... PERCHÉ NONOSTANTE IL DIVIETO ALLA MANIFESTAZIONE RITENIAMO FONDAMENTALE ESSERE A MACERATA SABATO.
C.S.O.A. Forte Prenestino

- VENERDì 9 FEBBRAIO ORE 18:30
PIAZZA R. MALATESTA - ROMA
Link all'invito alla mobilitazione sul nostro sito:
http://www.forteprenestino.net/mobilitazioni/1279-venerdi-9-febbraio-2018-corteo-antifascista-a-torpignattara

- SABATO 10 FEBBRAIO 2018 - 14:30 - MACERATA
Invito alla manifestazione dal nostro sito:
http://www.forteprenestino.net/mobilitazioni/1278-macerata-manifestazione-nazionale-contro-fascismo-e-razzismo

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